riforma sanità addio ticket

La revisione dei ticket sanitari è attentamente studiata dal Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: l’idea per l’imminente riforma della Sanità è quella di dire addio al ticket cercando di far pagare i ricchi un po’ di più per garantire l’assistenza ai poveri. Detta così, sembra che il Ministro voglia fare la parte di un Robin Hood al femminile, invece eliminare la tassa sulla salute non sembra più una utopia, visto che questa vale la bellezza di 3 miliardi di Euro sui 113 del Fondo Sanitario Nazionale. Come fare questa sorta di miracolo? Meno detrazioni, più esenzioni, ovvero meno detrazioni per chi se lo può permettere per permettere l’esenzione a chi ha delle serie difficoltà economiche. Mercoledì 5 dicembre sarà il giorno fatidico, visto che il Ministro Lorenzin incontrerà i governatori regionali: qualora riceverà appoggio, partirà l’addio alla tassa sanitaria.

Il ticket sanitario è stato introdotto nel 1982 come misura per sostenere la spesa sanitaria delle fasce più deboli in Italia. La riforma della Sanità promossa dal Ministro Beatrice Lorenzin conoscerà le sue sorti nella giornata di domani, quando ci sarà l’incontro con tutti i governatori di ogni Regione. L’unico nodo da sciogliere è se ci saranno oneri che le singole Regioni dovranno affrontare: un aggravio della spesa a carico i ogni governatore e da ridistribuire su ogni abitante può determinare il fallimento della riforma.

Sono al vaglio diverse ipotesi riguardo la riforma del ticket sulla Sanità. La prima è annullare le attuali detrazioni sulle imposte per chi supera un certo reddito attuando aliquote sul reddito personale. Il risparmio permette di eliminare la tassa, ma taglierebbe fuori gli incapienti, ovvero chi ha entrate troppo basse per pagare le tasse o ne paga poche per beneficiare dello sconto. Seconda ipotesi: esenzione in base al reddito, ovvero meno detrazioni e più esenzioni. L’esonero è alto qualora si ha di fronte una persona con reddito basso; ridotto o annullato per chi ha redditi alti. In questa maniera, le prestazioni che eccedono diventerebbero a pagamento. Terza proposta, affidare alle Regioni la revisione della spesa sanitaria, ma si rischiano disuguaglianze.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *